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Cuba tra luci, ombre e sorrisi
All'inizio è stato sole e pioggia, rum e tabacco, sudore e umidità, sotto un cielo immenso con nuvole rapide, la melodia di una lingua familiare, musica contagiosa a ogni angolo di strada. Non abbiamo ben chiaro il nostro itinerario, ci trasporteranno le sensazioni e gli umori di un agosto capriccioso, rispettando il nostro ideale di viaggio, tierra y libertad. È buio ormai quando saliamo le scale della nostra prima casa particular; ad accoglierci una donna sorridente che promette di svelarci tutti i segreti della capitale, nascosti tra i palazzi fatiscenti di Habana vieja, tra i cumuli di spazzatura, tra i rivoli di acqua stagnante tra i ciottoli, tra le facciate colorate delle case, tra i sorrisi ammiccanti dei jineteros che ci offrono ogni genere di servizi, tra i bambini, testimonianza vivente di amori creoli, meticci, passionali, colorati, scanditi dal ritmo incalzante della salsa. E poi è la natura rigogliosa di Viñales ad accoglierci con decine di proprietarie di case particulares, abili predatrici di turisti intimiditi. Marilyn sta in disparte, ci illustra le attrattive del posto con tono pacato, scegliamo di seguirle lei. La sera mangiamo arroz y frijoles, aragosta saporita, colorata frutta tropicale, perchè Marilyn è un'ottima cuoca; parliamo per ore, avidi di sapere ciò che non viene scritto. Scopriamo la realtà inaspettata di un'isola i cui abitanti non possono viaggiare, né possedere un telefono, se non attraverso concessioni statali. Tante cose per noi scontate sono ufficialmente o ufficiosamente proibite ai cubani. Più volte durante il viaggio domanderemo ai nostri ospiti perchè; la risposta è sempre una: "no se sabe", rispondono tutti abbassando lo sguardo. Poi sono giorni di galli che ci svegliano, giorni di temporali che fanno saltare la luce, giorni di terra rossa che fa un pantano sullo sterrato, giorni di esplorazioni a dorso di mulo di una natura rigogliosa. Si riparte, on the road again. Sarà Fidel, senza barba, a condurci fino a Trinidad, su un taxi che appena a metà strada ci abbandona. Siamo quasi pronti ad arrenderci, ma Fidel, che da almeno 2 ore armeggia intorno al motore, ci informa che possiamo ripartire; con un sacco di plastica ha riparato il serbatoio, perché i cubani sono abituati ad ingegnarsi. È già tramonto quando Trinidad ci accoglie: è tardi ma non importa, abbiamo un nuovo amico e una nuova storia da portare nel cuore. Da 20 anni Fidel rende omaggio al proprio nome come tassista della Cubataxi; conosce ogni buca e ogni curva dell'Autopista, la percorre in lungo e in largo tra carretti, camion carichi di autostoppisti, biciclette, Chevrolet dipinte di colori sgargianti, dalle marmitte fumanti. La strada per lui non ha segreti, ma quando il giorno dopo ci accompagna lungo il pedraplén che collega la costa a Cayo Las Brujas, col telefono gira un video della splendida distesa di mangrovie che attraversiamo. Vuole mostrarlo al suo bambino, perché l'accesso è proibito o forse proibitivo per i cubani. Un'altra contraddizione di quest'isola, che leggiamo in tutto il suo disappunto negli occhi scuri di Fidel. È un sorriso un pò triste quello della despedida: ci affezioniamo a quest'uomo che si emoziona a vedere il suo mare, noi che dal mare veniamo e che mai potremmo accettare che ci venga negato. Infine giungiamo a Santa Clara, la città che più di tutte esprime l'orgoglio rivoluzionario di Cuba, nasconde un tributo al Che dietro ogni angolo e si affaccia alla modernità con l'unico locale gay friendly del Paese. E’ lì che incontriamo Juan. Juan è ingegnere, parla fluentemente l'inglese in un Paese che ha fatto dell'antiamericanismo la propria bandiera, pratica il tai chi contro ogni dolore fisico e mentale, si appassiona di economia e del nipotino che ha appena portato a conoscere il mare. Sua moglie è una psichiatra, il cui salario mensile basta appena per pagare la comida, perché lei è gorda e il cibo caro. Juan ha smesso di fare l'ingegnere perché come tassista guadagna di più, ma un di più appena sufficiente per un sostentamento che non lascia spazio a vizi. Gli raccontiamo il nostro approccio con la gelateria di Stato: ore di fila, si dice che faccia un gelato strepitoso ed economico, unico lusso concesso in un Paese in cui la spesa per la comida quasi supera il salario. Ci sorprende trovare un solo gusto, il gusto del giorno; gli invitanti nomi delle coppe sono solo un diverso modo di presentarlo. Il commento di Juan è tagliente, ma veritiero: un solo gusto in un Paese che produce frutta non è lusso, è miseria. Torniamo all'Habana ed è di nuovo traffico e clacson impazziti, aromi speziati dalle soglie dei paladares, la cenere impalpabile di un ultimo Cohiba, tessere del domino in un improvvisato circolo ricreativo, bambini che giocano a biglie e vecchi che ci porgono sorrisi sdentati. Lasciamo Habana emozionati e già pieni di nostalgia per un paese che come nessuno mai ci ha riempito il cuore. Hasta luego, no adios. Che sia davvero un arrivederci!
Cuba .. que la vida es un carnaval y las penas se van cantando! Questo a mio avviso esprime lo spirito di Cuba, Carnevale di colori, suoni, odori, miseria assoluta ma cuore grande. Il nostro è stato un viaggio itinerante, prima ed immancabile tappa Havana, seguita da Cienfuegos, Trinidad, Cayo Santa Maria e Varadero, ciascuno di questi luoghi bello a suo modo. I simboli che la esprimono sono diversi, il tabacco, il rum, la musica, il Che, il sole, il mare caraibico. Si respira un’atmosfera unica, un misto di tristezza struggente insieme con un bisogno di evasione che trova sfogo nel ballo, il sogno di scappare ma allo stesso tempo il legame indissolubile che lega questa gente alla loro isola di cui sono fieri abitanti. Lo stesso contrasto che si nota guardando la Havana vieja, palazzi ristrutturati accanto ad altri fatiscenti, nuovi hotels accanto ad altri decadenti che vivono della luce riflessa di un passato florido e glorioso, legato al benessere di quando i rapporti con gli Usa erano tutt’altro che gli attuali.. in una parola, unica!
Cuba on the road
Data Viaggio: 02/02/2014
Fascino di Cuba
Data Viaggio: 14/05/2014
Ci incuriosiva visitare Cuba fintanto che la situazione politica e sociale fossero ancora quelle degli ultimi cinquant’anni. Bene tale curiosità non è andata delusa, infatti la sensazione è stata come viaggiare con la macchina del tempo e ritornare agli anni cinquanta. Le case, gli alberghi, le automobili tutto è rimasto cristallizzato a quegli anni, anche se una crescente contaminazione moderna è in essere. La musica ed il ballo, sono il tonico per questa popolazione che ha un mix di malinconia e di allegria, la gioia trasuda con il ballo, mentre quando la musica tace la malinconia ha il sopravvento. Notevoli sono le bellezze del mare e del centro coloniale dell’Avana, appena ristrutturato e patrimonio dell’Unesco, con i palazzi con meravigliosi colori pastello.
Auto
Da sogno dei rivoluzionari di ogni parte del mondo, affascinati dalle gesta di Che Guevara e dal sistema politico introdotto dalla rivoluzione castrista, ...
Guida di viaggio a Cuba
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